Siamo alla Gallinara, nell’ansa di Punta Falconara nel mare adiacente Albenga.
Un meta suggestiva per molti sub e appassionati del mare. E come per tutte le località suggestive non può mancare una storia che si racconta sottovoce con un po’ di timore e di incredulità, ma nonostante tutto si continua a raccontare.

Anche a noi era giunta questa storia, anche noi l’abbiamo ascoltata. Ma siamo gente di città e abbiamo perso la capacità di credere all’ignoto.

Quando qualcosa di speciale sta per succedere il tempo, il cielo e il mare si trasformano per diventare anche loro parte attiva della storia.
Era l’ultimo fine settimana di maggio, un sabato estivo e soleggiato ci aveva accolto per il nostro ormai classico weekend di esami. 26 open con i loro istruttori e divemaster si sono immersi, hanno eseguito i loro esercizi e iniziato le loro prime esplorazioni dei fondali. Un festa tutti insieme il sabato sera in un locale in riva al mare e poi a letto per concludere gli esami l’indomani, Domenica mattina, prima di tornare a Milano.

Siamo a Domenica, l’estate ha lasciato spazio a un inaspettato autunno. Guardiamo il grigio cielo, spaccato da forti raggi del sole. Tra il mare e il cielo non si contano le quantità di grigi presenti in questa tavolozza marina.

Il mare inizia a incresparsi e la tranquillità e la calma del giorno precedente cedono spazio a nuove sensazioni. Il sale, gli spruzzi lievi e qualche granello di sabbia danno una sferzata a tutti i sub pronti a entrare in acqua dal gommone.

Quante emozioni, quanta energia, quante inquietudine, quanta adrenalina!

Il mare non preoccupa gli istruttori né le guide locali del diving. L’immersione d’esame si fa. Il gruppo C è sul gommone, pronto ad entrare con la capovolta in acqua.

Sotto le onde del mare, tutto cambia. Qualcuno sul gommone aveva il cuore che batteva forte, qualcuno la maschera troppo appannata, qualcuno era pesante, troppo pesante e qualcun altro compensava a fatica. Ma tutti poi erano giù. In ginocchio sul fondo del mare. L’istruttore chiede a tutti l’OK e tutti prontamente rispondano all’istruttore. Anche io ero lì con loro, testimone di quello che stava per succedere.
Calma, tranquillità e felicità hanno pervaso noi e il mare intorno a noi. Nonostante i 17 gradi dell’acqua stavamo bene, il nostro assetto sembrava improvvisamente migliorato e ci siamo sentiti perfetti, né troppo pesanti né troppo leggeri. Il Cristo Redentore della Gallinara ci guardava e noi guardavamo lui.

Eravamo interni alla ansa, dietro di noi il blu del fondale esterno all’isola. Vediamo l’ istruttore fissare un punto dietro di noi e con calma fare il segno  dell’OK, ci giriamo tutti e anche noi facciamo il segno di OK al sub che è apparso dietro al Cristo. Aveva un assetto che trasmetteva un’innaturale calma. Non muoveva un muscolo, non sembrava faticare ma ci siamo accorti che si spostava. Aveva una torcia, un doppio primo stadio, le pinne non ricordo il colore ma si muovevano in modo impercettibile.

Rivolgiamo lo sguardo al centro del nostro cerchio e all’istruttore, ci contiamo nella mente e cerchiamo di capire chi di noi non era più in cerchio ma si era spostato.
No! Noi eravamo tutti lì, in cerchio…

L’istruttore richiama l’attenzione di tutti, si riprendono gli esercizi programmati durante il briefing, ci si diverte e si prosegue l’immersione fino ad uscire in catena sotto il gommone.

Siamo sul gommone, l’unico gommone presente aggiungerei per non lasciare spazio a possibili supposizioni, e il più esuberante dei neo open chiede: ” ma chi era quello che è apparso dietro di noi? Dove è andato?”
Non avevamo il coraggio di ammetterlo, ma tutti ci stavamo facendo la stessa domanda…

Buone bolle subbi